Python, tra i linguaggi di programmazione più utilizzati degli ultimi anni, trova applicazione nella creazione di siti Web, nello sviluppo software e nell’apprendimento automatico (è il linguaggio impiegato dall’algoritmo di raccomandazione di Netflix). Parte del suo successo risiede proprio nella genericità: Python è infatti stato progettato per essere utilizzato in una vasta gamma di applicazioni.
Tuttavia, accanto agli innegabili pro di Python, ci sono anche alcuni contro. Andiamo ad analizzarli.
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Cos’è Python: caratteristiche di questo linguaggio di programmazione
La storia di Python comincia negli anni Novanta. Guido van Rossum, nel periodo delle feste natalizie, creò per hobby un nuovo linguaggio di scripting: per il nome, Python, si ispirò al collettivo britannico dei Monty Python. Era il 1989 e, da quel momento, Python si diffuse a macchia d’olio. Complice la sua facilità d’utilizzo, entrò ben presto nelle preferenze dei programmatori.
Oggi Python viene utilizzato per creare siti Web e software, per automatizzare le attività, per visualizzare e analizzare dati. Non solo: per via della sua semplicità di apprendimento, viene impiegato da molti non programmatori per alcune attività quotidiane (a cominciare dalla gestione dei budget).
Linguaggio Python: vantaggi dell’utilizzo per i programmatori
Tra i pro di Python, il principale è la sua facilità d’uso. Perfetto per i neofiti della programmazione, è facile da leggere: ciò consente di lavorare sul codice scritto da un altro sviluppatore, senza difficoltà. Il motivo? Il suo codice è molto più breve rispetto ai codici degli altri linguaggi di programmazione. Proprio per questa facilità di utilizzo, Python migliora la produttività: il tempo risparmiato nella lettura del codice può essere impiegato per creare e per trovare soluzioni, con una conseguente diminuzione dello stress e del tempo impiegato per progettare. Inoltre, Python è perfettamente integrabile con altri linguaggi di programmazione (un aspetto, questo, che lo rende adatto alla creazione di software anche complessi).
Gli altri pro di Python sono:
- l’ampia libreria, che rende superfluo l’utilizzo di librerie esterne: la maggior parte dei processi viene semplificata dalla libreria integrata, coi suoi oltre 200.000 pacchetti;
- Python ha una licenza open-source: gli utenti possono accedere liberamente al codice sorgente e condividere le modifiche con la community;
- la presenza di una community ampissima e molto attiva, con cui è facile confrontarsi;
- Python è un linguaggio interpretato: il programma viene eseguito direttamente dal codice sorgente, e non necessita dunque di essere scritto in binario. Inoltre, può funzionare su qualsiasi piattaforma senza necessità di modifica.
Python: linguaggio lento e difficile da testare
Tra i contro di Python troviamo la sua scarsa velocità: essendo un linguaggio interpretato, ad eseguire il codice ci mette di più rispetto a Java e C++. La programmazione di per sé è veloce: ad essere abbastanza lenta è l’esecuzione finale del codice. Inoltre, se si rivela ottimo per la programmazione web, lo stesso non si può dire della programmazione mobile:
Python è stato creato per essere utilizzato nella programmazione lato server, non lato client.
La bassa velocità di elaborazione dei programmi, unita ad un’efficienza della memoria inferiore alla media, lo rende inadatto al mobile computing.
Inoltre, Python può presentare errori di runtime per via della sua digitazione dinamica: essendo dinamicamente tipizzato, esegue i compiti durante il runtime delle applicazioni, con conseguenti falle a livello di velocità e di caricamento, e con un aumentato rischio d’errore.
Infine, è bene considerare che Python non è semplice da testare: quando il programma viene eseguito, il processo rileva tutti gli errori. Per avviare correttamente l’output è dunque necessario eliminare o modificare ogni singolo errore.
Considerati i suoi pro e i suoi contro, Python è un linguaggio di programmazione adatto a chi è in cerca di una soluzione semplice, ma ha tempo a sufficienza per la creazione dei suoi progetti.
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