Imparare come programmare in Java potrebbe sembrare molto semplice e intuitivo, agli occhi di chi ancora non ha iniziato il percorso. Certamente: è vero che imparare questo linguaggio di programmazione non è impossibile, anzi. Chi ha la mente aperta, voglia di imparare, conoscenze di base ma anche e soprattutto molta pazienza e ottime capacità di concentrazione, potrà imparare in pochissimo tempo a padroneggiare questo linguaggio di programmazione.
Entrando più a fondo, una volta gestiti i primissimi progetti, l’aspirante sviluppatore si troverà ad affrontare piccoli o grandi scogli. Che possono essere superati con successo, seguendo dei semplicissimi consigli.
Quali sono le best practice di programmazione Java e i segreti di una programmazione veloce, versatile e di sicuro successo? Concentriamoci su tre punti cardine: il codice pulito, la gestione degli errori e il debugging. Questi tre ambiti rappresentano una fetta sostanziale dell’attività dello sviluppatore e sarà, quindi, indispensabile conoscere le best practice per garantire successo al proprio lavoro!
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Gestione degli errori (o delle eccezioni) in Java
Scopriamo tutto quel che si cela dietro la gestione degli errori, detti anche eccezioni, in Java. Una corretta e coerente gestione degli errori è fondamentale per lo sviluppatore a qualsiasi livello: l’errore, detto anche eccezione, è l’evento che interrompe la normale esecuzione del programma. Saper gestire questo genere di evento permette di superare brillantemente lo stesso, evitando problematiche, malfunzionamenti, ritardi e tanti altri problemi a essi associati.
La best practice relativa alla gestione degli errori in Java è quella di utilizzare la struttura di controllo try-catch, la quale permette di eseguire un blocco di codice in un blocco try. Le eccezioni che possono verificarsi verranno quindi eseguite in un blocco catch. Da un lato il blocco try, che contiene il codice che potrebbe essere soggetto a errore. Dall’altro, il blocco catch, che contiene il blocco di codice che gestire l’errore.
Il segreto per eseguire un’impeccabile gestione degli errori è quello di premurarsi che il codice sia pulito, ben strutturato e completo di un meccanismo ad hoc, utilizzato per la gestione degli errori. Il codice deve essere documentato e tracciato in ogni punto, affinché sia più semplice gestire gli errori anche dopo molto tempo.
Codice pulito: come scriverlo seguendo 5 best practice
La pulizia del codice è essenziale per un buon funzionamento e per una buona vita dello stesso. Avere fretta e lavorare in modo approssimativo non ripaga, mai. Pertanto, è sempre meglio scrivere un codice pulito piuttosto che dover ripulire un codice o realizzarne uno di cattiva qualità. Scopriamo quindi quali sono i 5 comportamenti da seguire per creare un codice pulito al 100%:
- naming. Utilizzare nomi chiari per campi, tabelle, proprietà, classi e in generale per tutti le variabili, permette di rendere più intuitivo il processo di analisi del contenuto di quella variabile. Meglio si nomina la variabile (più specifica è, meglio è), più pulito sarà il codice. Molti utilizzano degli acronimi per nominare in modo veloce le variabili. Così facendo, però, sarà difficile comprendere il contenuto della variabile a posteriori;
- aggiungere commenti adeguati, in modo che possa rimanere traccia del valore del lavoro svolto. Un codice pulito è anche un codice chiaro sia allo sviluppatore che lo crea, sia al suo team di lavoro. Inserire commenti appropriati permette di offrire informazioni utili per la comprensione del ciclo di vita del codice;
- suddividere le componenti in modo logico, sulla base delle diverse funzioni. Questa pratica consente di organizzare il progetto al meglio, individuando subito il blocco che deve essere (eventualmente) modificato;
- evitare i monoliti, suddividendo i metodi in base alla loro funzione. In questo modo è possibile ottenere metodi riutilizzabili anche in altri spazi del codice, mantenendo sempre un metodo corto e semplice da leggere;
- scrivere la documentazione. Ogni progetto deve essere tracciato affinché si possa comprenderne il suo life cycle. Una pratica che garantisce maggiore chiarezza sia allo sviluppatore che alle altre professionalità, che potranno lavorare su un codice pulito e ben tracciato.
Debugging: come evitare l’incubo del debug?
Uno dei peggiori scenari per lo sviluppatore è il debug del codice. Questo avvenimento, soprattutto se si verifica su un codice scritto in Java, è complicato da risolvere. Parliamo di debug riferendoci a quel percorso di individuazione e correzione di errori o bug presenti all’interno del codice, dell’applicazione o più generalmente nel progetto.
Per un codice pulito, è fondamentale procedere con le attività di debug, che permettono anche di conoscere al meglio il flusso del codice nel programma. Il debugging rappresenta una capacità particolarmente utile per il programmatore, in quanto permette di migliorare la qualità del codice. Di seguito alcuni suggerimenti per il debug di Java:
- utilizzare i punti di interruzione delle eccezioni;
- sapere quando e come valutare, guardare, ispezionare;
- utilizzare i punti di interruzione condizionali;
- filtrare tutti i passi;
- mostrare la struttura logica;
- impostare le variabili d’ambiente;
- valutare il passaggio a un frame;
- modificare i valori delle variabili;
- fermarsi in Main.
Tutte queste abilità possono essere potenziate e implementate mediante una formazione Java adeguata. Un corso online rilasciato da un’accademia accreditata, come BitCamp, permette di acquisire queste e tante altre competenze. Scopri i corsi Java offerti da BitCamp: contatta l’agenzia per maggiori informazioni!