Quando Bill Gates parla, il mondo del lavoro ascolta. L’ex co‑fondatore di Microsoft ha dichiarato che l’intelligenza artificiale trasformerà radicalmente l’economia: in pochi anni, molte professioni potrebbero scomparire. Ma non tutte. Secondo Gates, tre mestieri resisteranno all’avanzata dell’IA: i programmatori, gli esperti di energia e i biologi.
A sorpresa, proprio chi lavora nella tecnologia sarà tra i più “protetti”. Il motivo? Anche se l’IA è in grado di generare codice, manca ancora della creatività, dell’intuizione e della capacità di problem solving necessarie per progettare software affidabili e complessi. In sostanza, può assistere, ma non sostituire. La stessa logica vale per il settore energetico e per la ricerca biologica: non basta analizzare dati, serve visione, esperienza e pensiero critico. Tutte qualità profondamente umane.
Indice dei contenuti
Perché nel mondo dell’AI le competenze umane contano (e servono subito)
Se la programmazione è destinata a rimanere uno dei mestieri più solidi anche in un futuro dominato dall’intelligenza artificiale, lo è anche per motivi molto concreti. Negli Stati Uniti, lo sviluppatore software è una figura tra le più richieste, con una retribuzione media superiore ai 130 mila dollari l’anno. Ma il dato più impressionante è un altro: nei prossimi dieci anni si prevede la creazione di circa 327.900 nuovi posti in questo settore. La domanda non rallenta: cresce.
La spiegazione è semplice. Ogni impresa, piccola o grande, ha bisogno di digitalizzarsi. Ogni settore, dalla moda alla sanità, si basa oggi su piattaforme, app, database, sistemi automatizzati. Tutti strumenti costruiti da chi sa programmare. E se l’IA sarà il motore della nuova economia, i programmatori saranno quelli che lo progettano, lo correggono e lo tengono acceso.

Come si diventa sviluppatori oggi: corsi per programmatori inline bitCamp
L’idea che servano anni di università per lavorare nel tech è ormai superata. Oggi esistono percorsi più rapidi, mirati e accessibili per formarsi. È il caso di bitCamp, che in Italia propone corsi online, sia full-time che part-time, per diventare sviluppatori Java, Python o esperti in intelligenza artificiale. Le lezioni si svolgono in aule virtuali, con docenti specializzati e servizi di coaching. Il punto di forza? Secondo quanto dichiarato, oltre il 92% degli studenti trova lavoro alla fine del percorso.
Corsi come questi dimostrano che entrare nel mondo della programmazione non è riservato a pochi “geni informatici”, ma possibile per chiunque voglia mettersi in gioco. E oggi è il momento perfetto: le aziende sono affamate di talenti tech, e i professionisti capaci di collaborare con l’IA, senza temerla, saranno i più richiesti. Il messaggio è chiaro: il lavoro cambia, ma non scompare. E per chi sceglie di investire su sé stesso, la programmazione resta una delle strade più sicure, stimolanti e creative del nostro tempo.